I Son Lux hanno composto la colonna sonora di “Everything Everywhere all at Once“, in USA il caso cinematografico dell’anno. Una pellicola action-comedy surreale sul metaverso, diretta dai Daniels, che da noi arriverà in autunno.
I losangelini Son Lux hanno musicato il tutto con il loro stile inconfondibile fatto di stratificazioni, dove suoni non correlati tra loro si unificano trovando il loro posto, in Everything Everywhere all at Once, un frenetico film, che vi terrà per oltre due ore incollati alla poltrona.
Al trio è attribuita la creazione della colonna sonora massimalista di 49 tracce che porta il pubblico in un viaggio attraverso una sfilza di mondi stravaganti.
Un fantasy ricco di arti marziali che vede protagonista l’acclamata attrice Michelle Yeoh, nei panni di Evelyn Wang, una donna che viene inaspettatamente catapultata nel multiverso e costretta a fare i conti con chi avrebbe potuto essere se avesse condotto la vita in modo diverso.
In un caleidoscopio di universi in cui un momento le persone hanno degli hot dog al posto delle dita e il momento successivo degli occhi in plastica per pupazzi su tutto il corpo, un film senza limiti d’immaginazione.
Li abbiamo intervistati a ridosso delle loro tappe estive in Italia, il 23 luglio al ROAM Festival di Lugano (CH), il 24 a Paesaggi Sonori Peltuinum (AQ)per poi tornare nel 2023, l’8 marzo al Circolo Magnolia a Segrate (MI) e il 9 al Locomotiv Club di Bologna.
Ciao, come state?
Alla grande, grazie per averlo chiesto. Attualmente siamo a Lisbona, stiamo facendo un tour di festival estivi in Europa e abbiamo anche uno concerto in Tunisia.
In Italia uscirà in autunno, ma ho avuto la possibilità di vedere “Everything Everywhere all at Once” a Londra, ed è il mio film preferito dell’anno fino ad ora. Come siete stati coinvolti nel progetto?
I registi del film, i Daniels, ci hanno contattato all’inizio del processo creativo. Ci hanno detto che hanno immaginato i Son Lux comporre le musiche per il film mentre stavano scrivendo la sceneggiatura.
Il suono è così importante nel film, è stata una sfida per voi lavorare ad una pellicola con un montaggio così veloce e vorticoso?
È stato il progetto più impegnativo che abbiamo intrapreso come band fino ad oggi ma anche uno dei più gratificanti. Fortunatamente il montaggio è stato in conversazione con la composizione, non è stato tutto deciso in post-produzione, che è un’opportunità unica per noi come compositori.
Siete stati molto sul set?
La maggior parte di questo film è stata girata durante il Covid. Siamo stati sul set solo una volta, in quello che doveva essere il penultimo giorno di riprese e il giorno prima che il mondo si chiudesse a causa della pandemia. Siamo riusciti a entrare in studio insieme per qualche registrazione nella fase successiva della pandemia, ma la stragrande maggioranza della colonna sonora è stata creata nei nostri home studio.
Vi aspettavate che il film sarebbe stato così amato dal pubblico?
Sapevamo che si trattava di un film molto speciale e che si sarebbe connesso profondamente con coloro che gli avrebbero dato l’opportunità. Fortunatamente molte persone lo hanno fatto!.
Com’è stato lavorare su una partitura dopo quasi 10 anni da “La scomparsa di Eleonor Rigby”?
Ryan ha lavorato a due film da allora, “Città di Carta” nel 2015 e “Mean Dreams” nel 2017, mentre Rafiq e Ian hanno entrambi lavorato ad altri progetti cinematografici e televisivi, quindi quell’aspetto non era nuovo. Ma l’ambizione di questo progetto era certamente al di là di ciò che abbiamo tentato prima individualmente, e questo è stato il primo progetto cinematografico che abbiamo seguito come band.
Anche se penso che i tuoi tre volumi per “Tomorrow”, album non convenzionale, erano già composti come una colonna sonora, che pensate?
Non era necessariamente questa l’intenzione, ma accogliamo questa tua esperienza.
Sono curioso di sapere: la trilogia di “Tomorrow” è stata pianificata o è successa?
La trilogia era molto pianificata. L’ordine delle canzoni e la costruzione degli album, come si intrecciano. Temi, idee e suoni emergono e riemergono nei tre volumi. Anche i titoli e la loro sequenza sono voluti.
Sembra che abbiate un legame speciale con la coppia di registi Daniels, penso che visivamente siano dei geni, non credo che ci siano molti film più pazzi di “Swiss Army Man”. Cosa pensate di avere in comune?
Abbiamo sempre apprezzato molto il potere della giustapposizione nella nostra musica e lavorare con i Daniels è stato come seguire un master in questo. Penso che il nucleo emotivo del film sia così potente a causa di quanto siano disarmanti i momenti strani e sciocchi. Crea uno spazio per la vulnerabilità.
Cosa dobbiamo aspettarci dalle vostre prossime date in Italia?
Cime e valli estreme, calma e caos, disagio e catarsi.
Ultimo disco di cui vi siete innamorati:
“Moor Mother” di Jazz Codes, “Not Mine” di Carlos Truly, “Luhvit<3” di Maurice II, “The Sacrificial Code” di Kali Malone e “Deathfame” di Quelle Chris.